Il Parco Fluviale sul Noncello:
un percorso storico-naturalistico
ricco di punti di interesse

Marcolin Urbangreen è un evento Marcolin Covering Srl che di anno in anno vuole andare
alla riscoperta di aree “green” poco note o dimenticate della nostra città, per ritrovare l’arte
e la storia di Pordenone assieme al piacere di condividere con la comunità il gusto per la vita
all’aria aperta, attraverso esperienze sensoriali, creative e didattiche.

Nel 2016 abbiamo dedicato le nostre energie alla riscoperta del Parco Fluviale sul Noncello dal
quale nasce questa breve guida che vi aiuterà a scoprire un percorso ricco di suggestioni.

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L'antico "lido",
oggi prato stabile

Il prato stabile che precede l’ingresso al parco era un’area sabbiosa denominata “il lido”.
Qui i pordenonesi andavano a fare il bagno e a prendere il sole
fino a quando fu costruito l’argine per proteggere la città dalle improvvise piene.
A ricordo della “spiaggia”, oggi prato stabile, troviamo ancora il ristorante “Al Lido”.

Il prato che state calpestando è particolare perché stabile.
Questo lo differenzia dai normali parchi o giardini in cui l’erba viene tagliata
molto frequentemente e anche dai pascoli dove l’erba viene brucata dagli animali
che in questo modo selezionano le piante più buone.

Al contrario nel prato stabile, la mancata aratura e lo sfalcio effettuato solo 2 o 3 volte all’anno permette
lo svilupparsi di una grande diversità floristica e consente la sopravvivenza di piante che mal sopportano
di essere tagliate. Fai attenzione: alcune piante sono protette!

Curiosità

Per la loro importanza naturalistica e paesaggistica
i prati stabili sono tutelati da varie norme a livello
europeo e locale.

Da fare

Osserva le differenze tra le parti più basse dove
ristagna l’acqua e le parti più alte dove l’acqua
scivola via più facilmente: ci sono piante diverse, di
diversa altezza e con diverse densità.

2

Il sentiero delle operaie
del cotonificio Amman

Il sentiero che attraversa il Parco FLU risale probabilmente alla costruzione
del Cotonificio Amman-Wepfer (1875).
Esiste documentazione in vecchie cartografie, in cui si vede un collegamento con
Vallenoncello. Il sentiero rialzato permetteva alle operaie del cotonificio di recarsi da casa
al lavoro, attraversando più agevolmente l’area umida accanto al fiume Noncello.

Una foto aerea del marzo 1945, fatta durante il bombardamento della ferrovia di
Pordenone, mostra un’area totalmente diversa da oggi, priva di alberi e con il corso del
fiume Noncello ancora nel vecchio letto, senza argine di protezione.

3

Percorso natura

Lungo il Sentiero delle Operaie troviamo una vegetazione rigogliosa
nella quale possiamo riconoscere varie specie di piante.
Qui la Palma Cinese, portata per adornare i giardini delle ville e poi diffusasi lungo il fiume,
vive accanto al Pioppo Nero, alla Robinia, al Salice Bianco.

Confronta le schede che abbiamo preparato, guarda le foglie o i fiori
e vai alla scoperta di alcune specie presenti nel Parco FLU!

Scopri le piante
che puoi trovare nel parco:

Salice bianco
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Robinia
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Pioppo nero
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Palma cinese
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Platano
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Equiseto
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Acero americano
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4

L’antico
“Lavadór”

Il lavatoio, visibile lungo il sentiero che si
snoda all’interno del Parco FLU, è anche
raggiungibile da una scaletta ad “U” che
scende da vicolo San Giuliano.
È stato costruito probabilmente negli anni
trenta del secolo scorso, a servizio delle
abitazioni di alcuni dipendenti del Cotonificio
Amman, che vennero edificate lungo il vicolo.

Si ricorda che per tutte le case con un orto o
il cortile confinante con il fiume o la roggia,
c’era la possibilità di installare sulla sponda,
a filo d’acqua, un proprio Lavadór, in questo
caso accessibile da una scaletta chiusa da un
cancello finemente decorato in stile Liberty.

5

L'antico porto
sul Noncello

Pordenone, Portus Naonis, è stato un importante porto fluviale costruito dai romani nel
I secolo d.C.. Pordenone è stata per secoli un crocevia di commerci per la sua posizione
avanzata verso il nord Europa, fino alla fine del 1700, garantendo alla città una forte
autonomia riconosciuta sia dagli imperatori del Sacro Romano Impero, che dalla
Serenissima Repubblica di Venezia.

Testimonianze di questa storia si possono ritrovare nello stemma della città,
che riporta le porte aperte sul fiume, negli affreschi del Calderari presso la Santissima
(1555) e nella Cappella Mantica in Duomo. Questi ultimi mostrano i natanti, con gli alti
alberi maestri che giungevano fin sotto le mura, presso il ponte che portava fuori della
porta di sotto o “furlana”, dove era situato il porto.
Nei secoli, vennero garantiti anche servizi passeggeri da e per Venezia lungo le vie d’acqua,
con cadenza bi-settimanale.

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Chiesa della Santissima

Eretta nei primi decenni del XVI secolo, appena oltrepassato il fiume Noncello, in un luogo
dove probabilmente preesisteva già un piccolo edificio di culto.

Il progetto è opera del sacerdote, notaio e architetto pre’ Ippolito Marone (realizzato tra il 1526 e il 1539).
La sua nascita è legata alla Confraternita della Santissima Trinità,
detta “la rossa” per il colore delle sue vesti di coro.

Si tratta di un tempietto di forma ottagonale, in mattoni a vista, con ampia cupola coperta
da un tiburio, cappella presbiteriale e due piccole absidi laterali.
Il campanile è anch’esso di pianta ottagonale, realizzato assieme alle due absidi tra il 1553 e il 1554.

Diverse furono le fasi di affrescatura della chiesa: il ciclo più importante,
il coro e la cupola, è stato interamente realizzato nel 1555 da Giovanni Maria Zaffoni
detto il Calderari, allievo di Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone.
Le due absidiole, decorate successivamente, sono opera di allievi del Pordenone.
Di notevole pregio gli affreschi della cappella di destra,
realizzati da Pomponio Amalteo, il più illustre tra i suoi allievi.